sabato 1 settembre 2012

IL TUO BAMBINO/A SI TOCCA LE PARTI INTIME?ECCO I MOTIVI

Quando i bambini si toccano gli organi genitali: come comportarsi di fronte ai giochi autoerotici? Molti genitori quando vedono che i loro figli piccoli si toccano gli organi genitali si sentono a disagio e spesso ricorrono a minacce oppure fanno finta di nulla! 


Molti genitori quando vedono che i loro figli piccoli si toccano gli organi genitali si sentono a disagio e spesso ricorrono a minacce oppure fanno finta di nulla!

Chiedendosi poi: Faccio bene a reagire cosi?
La scoperta dei propri genitali e del piacere che si può provare toccandoli comincia molto presto. Già verso i 6 mesi un bimbo, dopo avere esplorato tutte le parti del corpo facilmente accessibili (occhi, orecchie, naso) entra in contatto con i propri genitali.
Inizia la scoperta e prova nel toccarli una sensazione piacevole. Se la sua scoperta non viene inibita o repressa inizierà a sperimentare giochi che possono incrementare questo piacere. Ad esempio potrà utilizzare vari oggetti e strofinarli sui genitali (peluche, braccioli di poltrone etc).

Il toccarsi per il bambino è come succhiarsi il pollice, cioè un gesto confortante. Così come crescendo finirà di ciucciare  anche i giochi autoerotici avranno un loro naturale sviluppo.
Gli adulti possono, in base alla loro educazione sessuale ricevuta e alla loro cultura, indurre il bambino a considerare la sessualità come qualcosa da nascondere. In questi casi il bambino eviterà di farsi sorprendere dagli adulti durante i suoi giochi autoerotici e può vivere l'esperienza del toccarsi e il piacere che ne deriva con dei sensi di colpa e/o li assocerà a comportamenti trasgressivi.
I genitori dovrebbe vincere la tentazione di far finta di nulla ed osservare senza intervenire. Ricorrere alle minacce, poi, anche se sono dolci del tipo “i bravi bambini non fanno queste cose”, può far vivere al bambino l'esperienza dell'autoerotismo con profonda angoscia. Tuttavia anche l'approvazione incondizionata (che non tiene conto delle regole sociali) oppure dare eccessive spiegazioni non richieste dal bambino possono generare confusione nel bambino!
Può succedere di non essere ripresi dalla mamma e papà e poi magari a scuola sono sgridati dalle maestre.

Se un genitore sente un profondo imbarazzo è inutile far finta di accogliere volentieri la sessualità dei propri figli. Forse si può consigliare ai genitori di provare a cambiare il loro atteggiamento nei confronti della sessualità. Recuperando i propri ricordi dell'infanzia un genitore potrà comprendere meglio quale possa essere l'origine del suo profondo imbarazzo.
E' bene trovare delle strategie e delle soluzioni che non reprimono il bisogno naturale del bambino di esplorazione di provare sensazioni piacevoli, ma allo stesso tempo che rispettino i sentimenti dei genitori. Si può ad esempio dire al bambino che i giochi autoerotici è bene farli in posti che tutelino la sua intimità e la sua privacy.


Se poi crescendo il bambino manifesta un'eccessiva tendenza alla masturbazione bisogna valutare se essa è diventata un comportamento compulsivo, cioè una coazione che allontana il bambino da altri tipi di gioco.
Occorre anche valutare se la masturbazione avviene in luoghi inopportuni come la scuola o in presenza di ospiti a casa ed infine se il bambino tende a procurarsi un dolore fisico.
Visto che la masturbazione ha una valenza di autogratificazione compensatoria dinanzi ad un bimbo che si masturba in modo eccessivo bisogna chiedersi perché ha bisogno di questa eccessiva consolazione e cosa gli provoca disagio.
La masturbazione, quindi, determina un'azione sedativa rispetto a stati di ansia e quindi opportuni che i genitorri si chiedano cosa preoccupa i loro figli !
Quando poi l'autoerotismo diventa l'attività prevalente del bambino a scapito delle relazioni sociali e dello svolgimento di altre attività il genitore oltre a chiedersi quali possono essere le situazioni ansiogene che il proprio bimbe vive non dovrebbe esitare a chiedere aiuto ad uno specialista (pediatra, psicologo dell'età evolutiva, psicoterapeuta della famiglia)

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